Chi vuole oggi la fine della guerra? #shorthukrainianwar

Per finire la guerra ha bisogno, o del raggiungimento degli obiettivi che l’attaccante ha in mente, o la sconfitta sul campo sempre dell’attaccante.

Chi vuole oggi la fine della guerra?

Non può permetterselo la Russia, perché ad oggi sostanzialmente non ha avuto grossi guadagni dalle operazioni.

Non può richiederlo la chiesa ortodossa russa, tirata nella propaganda del governo non può di certo smarcarsi risultando anti-stato, non lo vuole perché è stata già da tempo uno dei pilastri del consenso di Putin.

Non lo cercano gli Stati Uniti, perché in questo momento stanno sfiancando economicamente e militarmente (anche se per procura ucranina) l’esercito russo.

Non ha voce in capitolo l’ONU, bloccato da veti ed interessi incrociati.

Non ha voce l’Unione Europea, perché non ha una voce singola.

Non ha voce la Santa Sede, che giustamente aspetta per vedere se può aiutare o peggiorare il suo ingresso nella mediazione (quella informale è già in atto).

Probabilmente la vuole una parte degli stati europei, quelli più dipendenti dall’economia russa; non la vuole l’altra pate degli stati europei, quelli più preoccupati dell’espansionismo russo.

Lo vuole la Turchia, che ha molti interessi in Ucraina e cerca un guadagno diplomatico della nuova linea imperiale.

Probabilmente lo vuole la Cina, che ha interessi economici forti in Ucraina; anche se in questa enorme frizione Russia-Occidente ha solo da guadagnarci, spostando sempre più il baricentro russo verso di lei.

E l’Ucraina?

pbacco

Le parole sono importanti #shortukrainianwar

Le parole sono importanti, qualificano i pensieri i quali portano alle azioni.

Siamo in guerra con la Russia, guerra per ora e si spera mai belligerante; ma dobbiamo ricordare che stiamo fornendo denaro e armamenti all’Ucraina, pur trattandosi di armi difensive, siamo parte attiva in questo processo.

Siamo sicuramente in guerra economica, con l’apposizione delle sanzioni più dure mai emesse verso uno stato, che di giorno in giorno aumentano, isolando la Russia dall’occidente; ma dobbiamo ricordare che, il mondo non si ferma al solo noi, metà della popolazione mondiale non aderisce a queste sanzioni.

Siamo in guerra mediatica con una narrazione antitetica, scontro valoriale e politico.

Le parole sono importanti, qualificano i pensieri i quali portano alle azioni; se queste parole si decifrano bene, possono far comprendere meglio il presente per cercare di evitare il peggio.

pbacco

Ai NON diritti delle donne #shortukrainianwar

La guerra tocca tutta la società, ma colpisce di più donne e bambini.

Per tutti i diritti non rispettati e calpestati; un piccolo gesto…

Alle donne che difendono il loro paese invaso.

Alle donne che pensano ai loro figli, mariti, fratelli e amici che sono al fronte a combattere.

Alle donne che sono scappate, per dare un futuro ai figli.

Alle donne che non avranno un’adolescenza normale.

Alle donne che rimarranno o che sono sole.

Alle donne che non nasceranno.

Alle donne morte.

…Alle donne, mamme, spose, figlie, fidanzate, amiche che hanno una persona cara morta; che sia ucraina o russa.

Perché questo dolore, accomuna entrambi le donne poste ai due lati opposti del conflitto.

pbacco

Siamo pronti alle conseguenze? #shortukrainianwar

Ma noi, come occidente, siamo pronti alle conseguenze della guerra?

Finora l’opinione pubblica, scossa dalle notizie e dalla propaganda mediatica, si è molto allineata alle conseguenze economiche.

Con l’aumento del prezzo smodato dei carburanti e di conseguenza di tutti i beni, con l’arrivo di una quantità enorme di profughi, la stessa risposta continuerà?

Abbiamo un buon esempio di quello che è successo durante la pandemia. Nel breve periodo siamo molto resilienti, al perdurare delle conseguenze, abituati (per fortuna) ad uno standard di vita alto, non siamo in grado di resistere psicologicalmente; questo è un grosso vantaggio dei russi, disposti maggiormente a restrizioni, che stanno già subendo dal 2014, ad una maggiore robustezza per un fino pro patria.

pbacco

Il maperonismo… #shortukrainianwar

La Russia sta invadendo l’Ucraina sì, ma però la NATO si è espansa troppo…

La Russia sta invadendo l’Ucraina sì, ma però la NATO ha installato i missili in Romania e Polonia…

La Russia sta invadendo l’Ucraina sì, ma però cosa avrebbero fatto gli Stati Uniti se la stessa cosa fosse accaduta in Messico…

Benissimo analizzare gli errori, per comprendere come sono accaduti avvenimenti e per cercare soluzioni, ma questo non può comunque giustificare alcuni comportamenti.

Col maperonismo si condanna, ma si giustifica il comportamento; utile per lo studio, meno per il vicino contingente.

pbacco

Spie e conoscenza #shortukrainianwar

Sottovalutazione della conoscenza della società altra, oppure il mancato riallineamento verso le nuove minacce, hanno portato a grosse sconfitte.

Al tempo dell’attacco dell’undici settembre, la maggior parte degli analisti servizi segreti americani non parlava arabo.

Bisogna ammettere che, i vari allarmi lanciati dalle varie agenzie di sicurezza statunitensi, hanno confermato il paradigma; avendo combattuto il nemico sovietico per decenni, gli stessi hanno una migliore preparazione verso Russia, cosa che si è dimostrata fallimentare nei recenti sviluppi in Afghanistan.

pbacco

Al lupo al lupo #shortukrainianwar

Eppure gli Stati Uniti lo dicevano da mesi, che la Russia avrebbe attaccato l’Ucraina.

Perdita di autorevolezza, non ha portato a molta considerazione degli allarmi lanciati.

Forse il troppo strillare rispetto a pregresse cantonate, vedi per esempio le famose prove delle armi di distruzione di massa in Iraq, non ha permesso alla superpotenza di avere la stessa rispettabilità di un tempo.

pbacco

Guerra siriana, guerra mediatica

La prima cosa che viene persa in una guerra è la verità; questa affermazione è ancora più veritiera se guardiamo la recente guerra civile in Siria.

Molteplici forze sono presenti sul campo, ed ognuna cerca di far apparire la propria visione dei fatti come quella assoluta. La manipolazione, a scopo propagandistico, delle notizie è una continuazione della guerra in altre forme, non cruenti ma altrettanto utili. Se dispongo di abbastanza forza per cambiare la percezione di realtà potrò modificare l’influenza, e quindi il sostegno esterno ed interno a mio favore.

I media, cercano quasi sempre di semplificare le notizie, trovando in una guerra i buoni da una parte ed i cattivi dall’altra; purtroppo quasi mai la situazione è così nitida ed esistono sempre punti oscuri. Questo è vero se guardiamo ad una guerra, è ancora più vero se osserviamo una guerra civile, è amplificato quando gli interessi in campo sono maggiori.

La carneficina di Homs è la prova di questa dissimulazione, i duecento cadaveri non hanno ancora trovato un mandante certo; sui media occidentali si è parlato di soldati di Bashar al Assad che hanno compiuto una ritorsione sui civili della città ribelle, ma altri indizi ci portano ad imputare quella parte di milizie più integraliste.

Sì perché anche la composizione delle forze in campo non è troppo chiara. Nel paese mediorientale troviamo una miriade di forze: la fazione dei ribelli, è composta sia da cittadini siriani che cercano la libertà, sia da siriani che vogliono la caduta del regime per crearne uno più integralista; in contrapposizione troviamo un esercito regolare ben equipaggiato ed addestrato, che anche con qualche defezione ha comunque la superiorità militare. Oltre queste fazioni, troviamo agenti segreti stranieri che supportano il governo di Damasco, sono altresì presenti jihadisti provenienti da tutta la regione mischiati nel fronte rivoluzionario.

Iniziata, venti mesi fa nell’ambito della primavera araba, come una manifestazione per chiedere una maggiore trasparenza e libertà, dopo il rapimento e tortura di alcuni bambini da parte dei reparti di sicurezza interna, questa rivolta si è trasformata in guerra civile, con ramificazioni internazionali sempre maggiori.

Ormai gli interessi internazionali in campo, sono maggiori della stessa posta in gioco sullo scacchiere interno. Come già detto, è ormai accertata la presenza fisica sul territorio di agenti segreti delle potenze occidentali in supporto dei gruppi rivoltosi, sono presenti anche inviati dell’alleato iraniano in aiuto del governo di Damasco.

Aiuti finanziari e logistici, vengono profusi dalle potenze occidentali, insieme al duetto Arabia Saudita e Qatar, e Turchia vecchio alleato che adesso è uno degli stati più favorevoli al cambiamento di regime.

La possibile pacificazione tra le forze attualmente in campo è improponibile, molte le tregue non rispettate, molti gli avvicendamenti per tentare una mediazione, prima dell’ex segretario delle nazioni unite Kofi Annan e recentemente dell’inviato Lakhdar Brahimi. Tutte e due le missioni si sono concluse con un documento accettato dalle parti in gioco, propositi a cui però non sono mai seguiti fatti.

Il presidente in carica, si sente accerchiato da un complotto internazionale e possiede ancora tutta la supremazia militare per poter resistere. I suoi detrattori, non vedono il regime attuale come un possibile interlocutore, in più, anche se dovessero avere una supremazia numerica, non avranno mai quella militare, per cui la partita rimane di stallo.

Dopo lo stop durante le elezioni americane, forse adesso è giunto un periodo più propizio per cercare una risoluzione finale al problema; anche se una nuova (ma vecchia) crisi si è affacciata nell’agenda mediorientale, la questione israelo-palestinese, con il mirino sempre puntato sulla Repubblica Islamica dell’Iran.

pbacco